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Sono seduta alla scrivania della segreteria della scuola San Paolo a Bissau, è un momento tranquillo dove non ci sono persone che vengono a iscrivere i ragazzi e le ragazze a scuola e a pagare il trimestre. Vicino c’è l’aula della 5ºA, si sente la voce del professore di scienze sociali che sta insegnando: sono le 9.30 è appena iniziata la terza ora. Più in lontananza il vociare delle altre classi del turno mattutino e il rumore del piccolo generatore del laboratorio di cucito, dove Ivone sta preparando i grembiuli (bata) per i bambini e le bambine dalla 1ª alla 4ª classe (elementari). Con Carmela siamo arrivate in Guinea Bissau 15 giorni fa per condividere il servizio che la Compagnia Missionaria svolge in questa terra attraverso Antonieta, Ivone, Teresa, Bina e Nhamò. La scuola San Paolo, il laboratorio di cucito, la catechesi, i ministranti e la messa domenicale: due aule si trasformano in un grande salone che accoglie la comunità cristiana… un piccolo mondo che gravita attorno a quella che è conosciuta come “Escola São Paulo”, che ha dato il nome a questo quartiere (bairro San Paolo). Collaborazione La scuola, che viene sostenuta dall’associazione Guardare Lontano con il progetto “Un sorriso per San Paolo”, è della diocesi di Bissau e affidata alla gestione della Compagnia Missionaria con il 1˚ e 2˚ ciclo di insegnamento di base dalla 1ª alla 6ª classe (1ª-4ª elementari, 5ª-6ª medie): due turni giornalieri dal lunedì al venerdì, mattino 8.00-12.30 1ªA e B, 2ªA, 5ª A e B, 6ª A e B; pomeriggio 14.00-18.30 2ªB, 3ª A e B, 4ª A e B e il corso di alfabetizzazione dalle 15-18 una classe per ognuno dei 4 livelli di scuola elementare, sostenuto con il progetto “Anita”. Nelle prime due settimane la collaborazione è stata soprattutto nella segreteria della scuola per le matricole e il pagamento del 1º trimestre. Dall’inizio della scuola, 16 settembre, il ritmo delle giornate e il lavoro è andato intensificando: 6.45 lodi insieme, colazione, alle 8.00 Carmela in 1ªA collabora con la maestra Caterina e io in segreteria fino alle 12.30. Nel pomeriggio alle 14.00 io in 2ªB collaboro con la maestra Madalena e Carmela dalle 15.00 in segreteria fino alle 18.30. Alle 18.45 adorazione e vespri (alle 19.00 il guardiano accende il generatore per la luce, l’acqua, la connessione a internet fino alle 22.30). Alle 20.00 circa la cena. Uno sguardo alla realtà Questa è per me la seconda esperienza in Guinea, rispetto al 2010 la città è più viva, i negozi hanno più cose, in generale è migliorata anche se i problemi di fondo rimangono: • L’istruzione e l’educazione delle giovani generazioni. La scuola è un settore molto importante per lo sviluppo del Paese, ma è anche molto carente. La scuola pubblica, anche se funzionasse bene, non sarebbe in grado di accogliere tutti i ragazzi e le ragazze in età scolare. Diverse sono le ragioni per cui funziona male: la mancanza di un progetto educativo, del pagamento dei salari dei professori, il disinteresse del governo. Non inizia mai nei tempi giusti togliendo così agli alunni ogni anno più di un trimestre. Questa situazione ha provocato una risposta da parte della Chiesa che in questo momento supporta un numero considerevole di scuole di tutti i livelli. Molti bambini, però, non frequentano la scuola perché per i loro genitori non è una delle cose importanti. Per alcuni di loro è impossibile l’immatricolazione perché non hanno documenti, cioè non sono stati registrati all’anagrafe: questo documento è gratuito per i bambini perché l’UNICEF ha pagato allo Stato la registrazione, è un loro diritto, ma non viene fatto. • La sanità. Non tutti hanno accesso agli ospedali o agli ambulatori soprattutto per chi abita nelle zone rurali. Molte donne muoiono ancora di parto, come molto alta è la mortalità infantile. La realtà che mi ha colpito di più è quella dei bambini, per alcune etnie non hanno nessun diritto per cui se sono ammalati non vengono curati o portati all’ospedale. Centra sicuramente la questione economica, non hanno i soldi per comprare le medicine, ma l’aspetto culturale condiziona molto. Questo vale anche per l’alimentazione per cui non c’è attenzione a ciò di cui ha bisogno un bambino. • L’instabilità del Governo. La continua alternanza di governi rende molto instabile un paese già provato per la povertà (a novembre ci saranno nuove elezioni), questo aumenta la corruzione e rallenta il lavoro nei vari ministeri se non li paralizza. • Una piaga grande è la droga. La Guinea da alcuni anni è diventata una zona molto importante per il passaggio della droga dalla Colombia per l’Europa. Il territorio con le varie isole permette lo sbarco indisturbato delle navi, non è difficile corrompere la polizia o qualche politico perché chiudano gli occhi. Così molti giovani percorrono la via del “guadagno facile” facendo i corrieri della droga. I “cartelli” della droga contribuiscono perché ci sia instabilità politica, perché questo facilità il non controllo e il passaggio indisturbato della droga. • Economia. La Guinea non ha una economia propria, non ci sono fabbriche che producono. Infatti la maggioranza delle cose che ci sono viene importata dal Senegal, questo fa aumentare molto l’inflazione. La pesca e il legname, che sono una ricchezza di questo paese, sono appannaggio dei cinesi che, corrompendo qualche politico, ne hanno la preminenza. Un incontro Suona la campanella della ricreazione, il cortile si riempie di ragazzi e ragazze, i loro volti sono felici… alcuni li riconosco sono di quelli sostenuti a distanza: Edson Vanuno Zeferino, Donivaldo Ipenar, Edilson Rui Ionda, Esma Mario Silva Ie, Ivanildo Ture, Claudiana Mendonca, Segunda N’Ghabo… La pausa è di 15 minuti, Antonieta mi chiede di andare all’asilo di fronte per fare l’iscrizione all’ultimo anno di Nikbà. Nikbà, all’anagrafe Elisabete Sambè, è una bambina di 5 anni che da una settimana abita a casa nostra. Lunedì 9 settembre siamo andate in una zona fuori Bissau, è venuto a prenderci fra Venicio, un frate francescano amico d’infanzia di Antonieta, per andare a trovare la sorella Elsa. Dopo 30 minuti di carro lasciamo la strada principale asfaltata e prendiamo una piccola strada sterrata, 5-6 minuti e arriviamo alla casa. Per raggiungerla abbiamo saltato da un pezzo di legno all’altro perché attorniata dal fango e dagli escrementi dei maiali che pascolano liberi. Entriamo scavalcando uno sbarramento di legno. Panni stesi, una capra con due piccoli capretti… infine troviamo la numerosa famiglia. Elsa ha 4 figli, uno lo sta allattando e Nikbà è la seconda, il marito Atanasio ha 3 mogli e non so quanti figli. Ci sono i genitori di Atanasio, i fratelli con le mogli e i vari figli… gli inquilini di un palazzo. Mi colpiscono subito gli occhi tristi di Nikbà, spesso tossisce, il moccolo al naso… Dopo un po’ vedo Antonieta alzarsi e fare una telefonata, poi mi dice: «Nikbà viene con noi, va nella casa di mio padre Antonio». Ci avviamo al carro con la bambina in una mano e una borsetta di plastica con alcuni indumenti nell’altra. Nel breve tragitto Antonieta mi spiega che la bambina è malata da un po’ di tempo, nessuno la porterà all’ospedale, se rimane lì muore… ha telefonato a suo padre che l’accoglierà nella sua casa. Rimango senza parole. Arriviamo a San Paolo, Nikbà continua a tossire e a vomitare. Il nostro carro è dal meccanico, prendiamo un chapa fino alla strada principale, poi un taxi fino all’ospedale pediatrico di Bor. Troviamo una brava dottoressa, dopo averla visitata le prescrive una cura molto forte, dovrà ritornare per il controllo tra una settimana. Compriamo le medicine, prendiamo un taxi e torniamo a casa. Nikbà non può andare subito a casa di papà Antonio perché c’è una bimba nata da una settimana, Paula, alla quale hanno dato il mio nome: è la sorellina di Antonieta. Quindi rimarrà con noi fino a quando non si riprenderà un po’. Parla solo la lingua balanta non è facile comunicare con lei, solo Nhamò la conosce, noi, invece, comunichiamo con il linguaggio dei gesti. Gli occhi sono sempre abbassati, non sorride… è facile comprendere che le manca la mamma. Il sabato seguente andiamo al mercato di Bandim per comprarle un paio di sandali, le ciabatte, le mutandine e qualche indumento che le servirà per la scuola. Sorride per la prima volta, porta lei la borsetta con la roba camminando felice. Il controllo del lunedì è andato bene, deve prendere ancora uno sciroppo per la tosse. Verso sera Antonieta l’accompagna nella nuova casa, lì c’è Leonica una bimba di 4 anni e altri bambini con i quali inizia subito a giocare… inizia per lei una nuova vita. Nikbà potrebbe fare la 1ª classe nella nostra scuola, ma parla solo balanta e deve imparare il criolo, quindi è meglio per lei frequentare l’ultimo anno di asilo. Un nome profetico Ecco l’incontro dal vivo con la storia di una bambina che necessita del sostegno a distanza. La sofferenza non si può spiegare… quella dei bambini è un grido che ferisce gli occhi e il cuore… un grido che necessita di essere ascoltato. Credo che il nome dato al progetto che sosteniamo come associazione sia profetico: “Un sorriso per San Paolo”, perché fa ritornare il sorriso a molti bambini… Quello che facciamo assomiglia a piccole gocce d’acqua in un immenso oceano, ma sappiamo efficaci secondo la logica evangelica.