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Carissimi amici, che sostenete i nostri progetti "Armandinho" e "Aiuto alimentare", in cui ha profuso tutto il suo impegno la missionaria Irene Ratti.
Purtroppo, già dall’inizio di
questo 2021, Irene ha cominciato
ad avere problemi di salute. Ha continuato a lavorare, soprattutto aiutando,
anche con i vostri contributi, le famiglie bisognose di pacchi alimentari, a
causa della grave crisi economica causata dalla pandemia.
In
questi mesi sono stati fatti anche lavori di ristrutturazione del Centro e,
sempre a causa della pandemia, quest’anno non è stato possibile riaprire la
scuola. Gli educatori hanno cercato, per quanto possibile, di seguire i bambini
a distanza, ma non tutti hanno gli strumenti necessari.
Nonostante
il vostro sostegno, è stato difficile anche pagare gli stipendi ai dipendenti
del Centro, perché le famiglie non hanno pagato la loro quota.
Le condizioni di salute di Irene sono andate aggravandosi, finché all’inizio di settembre è stata costretta a rientrare in Italia. Purtroppo la diagnosi è stata di tumore all’ultimo stadio. È stata ricoverata a Bologna. Con grande dolore dobbiamo comunicare che il 6 ottobre Irene ha concluso il suo cammino terreno. Siamo certi che vorrete ricordarla nella preghiera e insieme con noi ringraziare il Signore per il dono della sua vita e della sua vocazione missionaria.
L'esempio e la passione missionaria di Irene sono per noi stimolo a continuare a sostenere i progetti. I collaboratori di Irene, soci dell'Associazione San Francisco de Assis, di cui lei era presidente, continueranno a lavorare a favore dei bambini e delle loro famiglie, e noi continueremo a dare il nostro contributo, certi del vostro sostegno e della vostra generosità.
Forse ancora per un po' di tempo non riusciremo ad avere le periodiche informazioni su ciascun bambino sostenuto, ma potete essere certi che il lavoro della scuola procederà, anche con tutte le difficoltà dovute alla pandemia, che in Mozambico imperversa ancora.
Permetteteci, ora, di condividere con voi un ricordo di Irene.
Irene nasce a Monza il 12 ottobre 1935.
Già nell’adolescenza comincia a porsi domande sul valore e
sul senso della sua vita. Prima dei vent’anni, mentre lavora in fabbrica,
invitata da alcune colleghe, inizia a frequentare incontri di preghiera,
soprattutto nell’adorazione silenziosa. E un giorno, in un santuario mariano,
incontra p. Albino Elegante che è in procinto di fondare la Compagnia
Missionaria del sacro Cuore. L’Istituto è appena nato, nel Natale 1957, quando
Irene viene accolta il 20 gennaio 1958.
Il 29 settembre 1961, insieme con altre sette aspiranti,
Irene emette i primi voti di consacrazione a Dio. Abbiamo da pochi giorni
celebrato il 60° anniversario di questo avvenimento.
Resta una decina d’anni nel gruppo di Bologna e intanto
consegue il diploma di infermiera e ostetrica. Il suo desiderio è la missione
ad gentes.
Finalmente nel 1969 arriva in Mozambico e si inserisce nel
gruppo delle missionarie di Namarroi.
Sono gli anni in cui il movimento Fronte di Liberazione del
Mozambico (FRELIMO) lotta per l’indipendenza dal Portogallo, che ottiene nel
1975. Il FRELIMO assume il potere come unico partito al governo. Si ispira al
socialismo reale dell’Unione Sovietica e non vede di buon occhio la Chiesa, i
missionari, i cristiani impegnati in attività di apostolato. A causa della
politica coloniale prima e della lunga guerra per l’indipendenza poi, il Paese
si trova in grave crisi economica e con mancanza di manodopera soprattutto nel
settore sanitario. L’identità secolare e la disponibilità delle missionarie a
inserirsi in vari settori delle attività produttive governative, oltre che
nell’apostolato, permette loro di restare a fianco della gente e condividerne
la difficile situazione sociale, economica e politica.
Nel 1976 Irene, d’accordo con il gruppo, accetta di essere
assunta nella sanità a Pemba, dove resterà da sola per dodici anni, mentre
appartiene al gruppo di Quelimane. In questo periodo, oltre al lavoro in
ospedale, è responsabile della formazione delle ostetriche, e a livello
ministeriale, dei settori maternità e infanzia e del settore malati di AIDS.
Nel frattempo si costituisce l’esercito di liberazione RENAMO che combatte
contro il governo e il Mozambico precipita nella guerra civile che si
concluderà con la pace solo nel 1992.
Mentre è a Pemba, Irene scrive:
Faccio una vita semplice,
il più possibile come quella del popolo… ma tutto con la volontà di trasfondere
negli altri un po’ di speranza. È un rapporto semplice, come
semplice è l’amore che mi anima… la mia casa è centro di incontri… Poi ho un
po’ di attività parrocchiale e qui mi sento a mio agio. È
il luogo di completamento della mia missione… ho l’opportunità di lavorare per una maggiore coscientizzazione dei
cristiani… Qui non sono la “grande missionaria” che ero in Zambesia, sono una
semplice cristiana, che porta nel cuore grandi desideri, ma che vive
l’esperienza dura di una diocesi provata e povera.
Terminata l’esperienza di Pemba, nel 1989 si trasferisce a
Maputo, dove è incaricata, a livello nazionale, della Commissione episcopale
per i rifugiati e dislocati. Si tratta delle popolazioni fuggite a causa della
guerra civile ancora in corso. Irene svolge il suo servizio fino al 1994,
quando rientra in Italia.
Si inserisce nel gruppo di Lombardia-Liguria, nella
fraternità di Milano. Resta in Italia fino al 2000: fa animazione missionaria,
lavora nelle Commissioni Vocazionale e Missionaria; consegue il baccalaureato
in catechetica presso l’Università Urbaniana di Roma.
Ma la passione per l’Africa non la abbandona. Torna in
Mozambico nel 2001 e si inserisce nel gruppo di Guruè fino al 2003: è impegnata
nella promozione delle donne e nel sostegno alle famiglie soprattutto per
l’alimentazione dei bimbi denutriti; si occupa anche della formazione dei
catechisti.
Poi torna nel gruppo di Maputo. Irene è sempre stata una donna
capace di vedere le necessità del popolo e di cercare risposte concrete. Sa
anche coinvolgere tanti amici e conoscenti che si impegnano a sostenere i suoi
progetti, sia economicamente, sia andando periodicamente ad aiutarla nel suo
lavoro. Riesce a realizzare una scuola per l’infanzia, il Centro infantil
Esperança.
Grazie anche alla sua carica missionaria, nella Compagnia
Missionaria nasce l’associazione GUARDARE LONTANO che si impegna anche a
sostenere economicamente molte famiglie i cui bimbi frequentano questa scuola e
anche alcuni che già sono passati nella scuola elementare statale, ma hanno
sempre bisogno di aiuto. Ci sono poi altri enti che collaborano per sostenere
la scuola. Ma Irene, ormai ultraottantenne, non perde la sua capacità di
“guardare lontano”. Lavorando con i bambini lei guarda lontano, verso il loro
futuro e decide che c’è bisogno di una scuola per quando cresceranno, una
scuola che li prepari adeguatamente ad affrontare il loro sviluppo culturale e
lavorativo. C’è chi generosamente le permette di acquistare il terreno e fare
il progetto per una nuova scuola.
Intanto esplode la dolorosa situazione della pandemia con la
grande crisi economica in cui sprofondano tante famiglie, non solo quelle dei
bambini della scuola. C’è bisogno di aiuto alimentare. I tanti benefattori
rispondono alla sua richiesta di aiuto e comincia a visitare e a ricevere le
famiglie – sono soprattutto nonne di bambini orfani o abbandonati – a cui
distribuisce pacchi con generi di prima necessità.
Nonostante si manifestino problemi preoccupanti di salute e
faccia sempre più fatica a sopportare il caldo di una torrida estate
mozambicana, nonostante un ricovero in ospedale, continua ad occuparsi della
scuola e delle famiglie più povere… finché è costretta a rientrare in Italia,
un mese fa, con una diagnosi drammatica.
Si prepara con sofferenza e serenità a incontrare quel
Signore Crocifisso e Risorto in cui ha sempre creduto e che, fin da
giovanissima, l’ha affascinata col suo amore e attirata a seguirlo nella Compagnia
Missionaria per donare la vita al servizio dei poveri e sofferenti. Quasi alla mezzanotte del 6 ottobre, lo Sposo
viene a chiamarla per condurla alle nozze eterne.
A della Compagnia Missionaria del Sacro Cuore e di tutti
coloro che Irene ha amato e servito, a nome dei tanti benefattori, a nome
dell’Associazione Guardare Lontano che è stata affascinata e coinvolta dal suo
spirito missionario, diciamo:
GRAZIE, IRENE, PER LA TUA FEDELTÀ A DIO AMORE E AI POVERI. PREGA PER
NOI.